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Tra storia e memoria di un organismo sociale in evoluzione

Scritto da Elena Ruggieri

Nella lotta tra oblio e memoria ogni popolo è chiamato a dare il proprio contributo ed in tal senso la memoria si fa rievocazione, celebrazione, documento storico tesa a recuperare una funzione civica e pubblica, nonché a valorizzare gli aspetti più soggettivi ed intimi della memoria stessa. Il ricordo diviene esperienza originale ed irripetibile per il singolo, esso lega - in una mirabile continuità - i momenti più intensi dell'esistenza passata e presente, dando ad essa significati nuovi.

Aver cura della memoria del passato significa dare forma ad una memoria del presente, significa reiterare un canale di risonanza tra ieri e oggi attraverso la stratificazione di relazioni, di racconti, di esperienze, pur garantendone la validità  storiografica. Luogo della memoria come luogo storico autentico aperto al pubblico, caratterizzato da un lavoro continuato di ricerca…ma non è solo questo. I luoghi intesi anche come punti di concentrazione della memoria in cui il corpo stesso diventa un luogo; intorno al luogo simbolico del corpo, si lega così l’intreccio tra passato e presente.

Esistono poi luoghi mentali, stereotipi che danno vita a rappresentazioni come quando, entrati in un luogo fisico, essi non ci appaiono vuoti, al contrario sembra quasi che la nostra memoria stranamente si attivasse in quel momento per ricostruirne un vissuto.

Una persona non potrebbe essere privata della propria memoria senza essere privata della propria identità. Senza memoria una persona non si riconosce più e si disperde, cessando di esistere.

Analogo discorso vale per una comunità: senza memoria storica una comunità perde la sua identità. La trasmissione della memoria è dunque per le società umane qualcosa di essenziale e necessario e può diventare un rito collettivo condiviso.

Anche la pratica storiografica si fonda sulla memoria, pur non identificandosi mai con essa.

Lo storico infatti, non è e non deve essere necessariamente un testimone dei fatti, ma un loro interprete critico.

Inizialmente la storia non è che la memoria messa per iscritto. Lo storico è il testimone o colui che può risalire alla memoria dei testimoni.

Nel mondo antico e nel medioevo lo storico è innanzitutto il testimone, o chi ha avuto accesso alle testimonianze di chi è stato più vicino ai fatti (tanto più la testimonianza è antica tanto più è ritenuta veritiera), tra il XVI e il  XVII secolo si fa strada sempre più chiaramente la consapevolezza che il sapere storico è fondato su altro che sulla semplice testimonianza o memoria dei fatti. La presenza dello storico-testimone non è più considerata una garanzia di veridicità (anzi, spesso è il contrario).

Oggi sappiamo che lo storico non è il testimone e che la storia inizia laddove finisce la testimonianza, nonostante la consapevolezza che la memoria è la materia prima della storia, è oggetto della storia; o se vogliamo la storia può esser parte della memoria.

Di qui la necessità di scavare più a fondo nel rapporto tra memorie, rappresentazioni, forme della costruzione delle rappresentazioni mentali. Questo ci costringe disperatamente a collocare il "luogo della memoria" all’incrocio fra le politiche della memoria e le forme del rapporto d’educazione, di trasmissione, di costruzione che fanno da ponti fra passato e presente.

Il luogo della memoria allarga la sua prospettiva, dirigendosi verso un ambito più ampio quello di "luogo per la memoria", ancorato tuttavia all’idea di una storia che s’incarna in cose, fatti, processi osservabili e definibili all’interno di un paradigma di ricerca su spazi, tempi, soggetti, implementando la trasmissione, la comprensione ed il dialogo.

 

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