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Lunedì, 28 Marzo 2016 00:00

Il grande lavaggio di coscienza

Scritto da Rocco Perrone
Mappa trivelle entro i 22 km Mappa trivelle entro i 22 km

Quello che non vorreste sentirvi dire sul referendum del 17 Aprile.

Ogni atto di difesa ambientalista a discapito degli interessi delle multinazionali va sostenuto. Potrebbe essere già abbastanza per votare SI e il post potrebbe finire qua, ma c’è altro da dire. Ogni atto di difesa ambientalista a discapito degli interessi delle multinazionali va sostenuto OVUNQUE, in qualsiasi parte del Mondo, non solo per difendere il proprio giardino o il proprio mare, la propria montagna, la propria Regione. Altrimenti diventa uno scarica barile, nel vero senso della parola ovvero i barili di petrolio e gas che ogni giorno utilizziamo per le nostre comodità li andranno a prendere da un’altra parte, tutto qui. Il cambiamento ecologista che tutti auspichiamo non avverrà mettendo una croce su una scheda il prossimo 17 Aprile. Perché? Perché il quesito è effimero (sotto vi riassumo cosa stiamo andando a votare) e perché il significato politico o ideologico che si vuole attribuire al referendum non avrà il valore sperato: Renzi e chi lo succederà non cambieranno idea perché l’Italia e gli italiani divorano energia fossile. Per dare un valore a questo referendum dobbiamo iniziare a prendere confidenza con una parola, questa parola è RINUNCIA. Dobbiamo iniziare a rinunciare alle comodità a cui siamo assuefatti e avere uno stile di vita più ecologico: utilizzare l’auto il meno possibile, comprare un’auto elettrica o ibrida, abbassare i riscaldamenti di casa, comprare prodotti che non hanno viaggiato molto, boicottare le aziende che inquinano, installare i pannelli fotovoltaici sul proprio tetto, diventare consumatori consapevoli e così via. Non basterà mettere una croce su una scheda. Quello serve per lavarsi la coscienza. Con il nostro comportamento individuale abbiamo il potere di muovere il mercato che è l’arma più potente e veloce che in questo secolo abbiamo per attuare il cambiamento. Immaginate una nazione, l’Italia, dove la maggior parte delle persone da domani compra auto elettriche, pannelli fotovoltaici, riduce i proprio consumi energetici e boicotta le aziende che inquinano. Gli imprenditori e le grandi multinazionali non sono malvagi di natura o dalla nascita, loro vogliono fare profitti e non credo gli interessi più tanto come farli. Loro non fanno battaglie ideologiche, loro vendono quello che noi compriamo. E noi in questo momento compriamo petrolio e gas! Non possono prenderlo in Italia? Andranno da un’altra parte e lo trasporteranno fino all’Italia, via mare!

Ovviamente questi non sono motivi sufficienti per votare NO.
La sensazione è che il referendum non farà bene ai movimenti ambientalisti italiani perché si sta facendo uno sforzo immane per un risultato di poco conto. E non è quello di cui ha bisogno l’Italia ora. L’Italia ha bisogno di un partito ecologista che sappia improntare le proprie azioni legandole al buon senso. E in questo referendum non ce n’é molto.

E’ importante andare a votare e votare SI ma non con la consapevolezza che non servirà a niente se non cambieremo il nostro stile di vita individuale. Quindi domenica 17 Aprile andiamo a votare, votiamo SI, ma al seggio andiamoci a piedi e iniziamo a rinunciare a qualcosa perché non sia solo un lavaggio di coscienza.

Nota per il lettore: anche questo post serve per lavarsi la coscienza, infatti chi l’ha scritto in un anno ha fatto due volte andata e ritorno con l’aereo dall’Italia alla Nuova Zelanda.
Nonostante abbia venduto la propria auto (un furgone) diesel per comprarne una elettrica in futuro, vada spesso a piedi, cerchi di essere un consumatore consapevole, abbia pannelli fotovoltaici sul tetto di casa e dell’ufficio, abbia organizzato eventi Green e piantato centinaia di alberi, chi scrive ha aumentato la propria impronta ecologica in maniera spropositata con i propri viaggi. E’ difficile rinunciare alle nostre comodità ma è questa la battaglia da combattere e vincere perchè la Rivoluzione ambientale è la Rivoluzione della nostra generazione.

COSA STIAMO ANDANDO A VOTARE.
Nei fatti stiamo andando a votare per vietare il RINNOVO (quello che c’è già non si tocca) delle concessione estrattive entro 22 chilometri dalle coste. Le nuove trivellazioni in quest’area sono già vietate. Oltre i 22 chilometri non cambia niente. Siamo parlando di 21 concessioni estrattive marine entro i 22 chilometri sulle 66 totali di tutti i mari italiani. Di queste 21: due sono in Basilicata, sette in Sicilia, cinque il Calabria, tre in Puglia, una nelle marche, due in Emilia-Romagna e una in Veneto. Queste 21 concessioni estrattive hanno permesso la costruzione di 92 piattaforme di cui 48 sono eroganti: 9 estraggono petrolio e 39 gas. Il 50% si trova in Adriatico. Secondo di dati di Legambiente le piattaforme oggetto del referendum coprono l’1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas.

Un aspetto importante da tenere in considerazione è che il petrolio e il gas italiani una volta estratti non sono più dello Stato. Le aziende possono farne quello che vogliono e venderlo ovunque. Allo Stato va il 7% del valore di petrolio e il 10% di quello del gas (le cosiddette royalties) più le tasse che le aziende pagano per queste attività.
Purtroppo i quesiti più importanti, relativi alla richieste delle Regioni di un maggior protagonismo delle comunità locali nelle decisioni relative alle estrazioni, sono stati bocciati per un vizio di forma. L’auspicio è che vengano recuperati in futuro. La battaglia non deve finire qui.

Rocco Perrone


 

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