Memoria del pellegrinaggio alla Madonna di Sanza.
Esistono medicine d’ogni tipo per curare le malattie del corpo e delle mente, ma ce n’è una in particolare, che, se fossi un medico, consiglierei spassionatamente a molti: una capatina a Sanza, in Campania, nella notte tra il 25 e il 26 luglio.
Per riempirsi i polmoni d’aria pura e di una dose di buonumore, basta trovarsi alle prime luci del giorno sul sentiero breccioso in alta quota che porta al santuario della Madonna delle nevi, sul Monte Cervati - “Cerevato” nel dialetto locale-, il più alto picco cilentano, quando un canto alternato di fedeli, uomini e donne, risuona con forza arrivando al cielo.
All’inizio del tragitto c’è una croce conficcata tra i sassi lasciati dai pellegrini nota come “a crocecchia”. Di lì in poi, dopo un pellegrinaggio nella boscaglia iniziato intorno alle 4 di notte, si riprende il respiro e l’aria di festa invade la “muntagnella”.
Che si creda o meno, non si può non essere empaticamente coinvolti dalla forza dirompente di queste donne dalle voci giovani ed acute, di questi uomini, che con cori che a tratti ricordano per vigore quelli da stadio inneggiano a Lei. Né si può non sorridere al passare dei bambini che, petto in fuori e mani in tasca, con il tono e le parole ascoltati dagli adulti dicono soddisfatti: “Pur sta vot’ ce l’amma fatta!”. Hanno ragione d’essere soddisfatti dei propri sforzi. Invece di andare a dormire per svegliarsi l’indomani pronti a trascorrere la giornata estiva giocando per strada, hanno passato la notte camminando lungo i sentieri scoscesi che li hanno portati fin lì, camminando o, forse, correndo, direbbe qualcun altro, per accompagnare Maria. Saranno questi stessi piccoli uomini orgogliosi, “marunnari” imberbi, che, una volta trasportata nuovamente la statua in paese nella notte tra il 4 e il 5 agosto, avranno l’onore e l’onere di portarne in giro la stiva vuota per temprarsi e prepararsi per il giorno in cui, cresciuti, saranno loro a portare Maria su e giù per il Cervati tra gli spari e le grida di sostegno dei compaesani. “S’hanna abituà!”, mi ha detto l’ex-priore della confraternita. Già li vedo caricarsi il peso sulle spalle minute, incitarsi l’un l’altro e scattare esultanti e rossi in volto verso la Chiesa Madre.
Il passaggio del testimone e il ricambio generazionale sono indispensabili perché la tradizione possa preservarsi e rinnovarsi. Senza vigore, senza esultanza, non potrebbe sopravvivere, perché “la tradizione”, scrive Ezra Pound, non è “un mazzo di catene per legarci”. Ai sanzesi non mancano né l’una né l’altra e catene non se ne vedono, altrimenti certo non li si vedrebbe correre così.
“Perché lo fanno?”, ci si può chiedere a guardarli. Me lo sono chiesta più volte. Penso che che ogni risposta stia in Lei. Maria è sacrificio e capacità di sopportare le dure prove di una quotidianità precaria ed incerta. “Piango di lui ciò che mi è tolto. Le braccia magre, la fronte, il volto. Ogni sua vita che vive ancora, che vedo spegnersi ora per ora. [...] Come nel grembo e adesso in croce, ti chiama "amore" questa mia voce. Non fossi stato figlio di Dio, t'avrei ancora per figlio mio”. Sono queste le parole che magistralmente De André in Via della croce lascia cadere dalle sue labbra. Maria è una madre forte e saggia che soffre, cerca e trova risposte alle proprie pene e offre comprensione a chi gliene chieda. E’ rifugiata, costretta a scappare, ed è rifugio, braccia aperte, occhi ospitali, per chi da lei si rechi.
A leggermi mi si potrebbe immaginare diversa da come sono. La verità è che io non credo, ma sono tornata su quella vetta quattro volte con lo stesso compagno. Anche lui, come me, non crede. Ci piace dire che crediamo negli uomini, ma entrambi siamo rimasti rapiti dall’atmosfera che si respira lassù.
Da un lato, di certo, dobbiamo questa malìa ai sanzesi che abbiamo incontrato lungo la strada, persone gioviali ed energiche conosciute nella salite o discese “a cascione” o perché ci hanno offerto un una tazza di caffè ed un pezzo di dolce, indispensabili per reggere il ritmo concitato della festa, o ci sono venuti incontro con un bicchiere di vino, necessario per godersi a pieno l’allegria. Ne apprezzo personalmente l’ospitalità senza fronzoli e la schiettezza, quel loro modo di essere senza giri di parole, “pane al pane, vino al vino”, e al contempo l’estro e la poesia delle loro cape “fresche”, fresche come l’aria delle montagne che li attorniano. Non lo dobbiamo, però, solo a loro, ma anche a Lei, così vicina, così terrena, nonostante la corona che la cinge e le stelle dorate di cui sono trapuntate le sue vesti che più volte tornano nei canti dei fedeli. E’ nel suo passato e in ciò che significa per chi percorra quel sentiero scosceso ed impervio in cui ogni passo pesa sulle ginocchia, in cui ogni pietra è livido dietro l’angolo.
In questo pellegrinaggio che sa di follia, leggo un bisogno grande di umanità, una necessità di condividere il tedio e la sofferenza dell’esistenza. Al termine di un sentiero precario e sfibrante, si cerca una gioia collettiva, condivisa. Da mille anni, forse più.
<<...il nostro formaggio è famoso
è arrivato a Milano, pure
all'America, è arrivato a tutte
le parti...>>
Viene definita la sagra più longeva della Basilicata e si svolge a Filiano, un paese della provincia di Potenza che si trova nel territorio individuato dal Ministero dei beni culturali e delle attività culturali e del turismo tra gli attratori di rilevanza strategica nazionale. E' la Sagra del Pecorino di Filiano e prodotti lattiero caseari, giunta alla 44^ edizione nelle giornate del 2, 3 e 4 settembre 2016. Un'edizione, organizzata dall'Amministrazione comunale, più ricca nel percorso e nell'offerta. La prima giornata, infatti, ha visto protagonista la vicina Frazione di Carpini con una visita guidata alle pitture rupestri di Tuppo dei Sassi Riparo Ranaldi, un incontro dibattito sul tema del "museo diffuso" - l'eredità della Provincia tra realtà e prospettive, punti di degustazione enogastronomica e momento musicale di Vito Possidente Animation. Con la seconda giornata, si è entrati nel vivo della manifestazione. Il Pecorino di Filiano è una Denominazione di origina protetta. Da tante generazioni è un simbolo del legame con il territorio ma anche un'opportunità per lo sviluppo economico dell'intera Basilicata. A Filiano il Pecorino non è solo il nome di un formaggio, è il sapere e l'esperienza tramandata dai nonni, un motivo di orgoglio per chi conosce il valore del l'immensa eredità che hanno lasciato. Un prodotto di qualità, quindi, da valorizzare e tutelare nel tempo. Tematiche affrontante nel seminario "Le eccellenze lucane nel settore caseario: il Pecorino di Filiano Dop". E con l'apertura della mostra mercato, le strade si sono riempite al suono degli organetti dei Dragon Folk. Il percorso ha riunito i produttori di trenta
comuni dell'area nord occidentale della Basilicata, area di produzione con più di 160mila capi di ovini. La terza e ultima giornata si è aperta con una visita guidata nella Storia e nella Preistoria. Nei giorni precedenti era possibile prenotare il giro tra le pitture rupestri di Filiano, la Riserva naturale Agromonte Spacciavoschi e il sito archeologico paleolitico di Atella. La diretta della manifestazione è stata a cura di Radio Carina. Anche chi non era presente alla Sagra ha gustato le caratteristiche dei prodotti in mostra grazie alle interviste fatte ai numerosi stand. Concerto conclusivo in piazza con Officine Popolari Lucane di Pietro Cirillo, inconfondibili note sotto il cielo del Vulture.
CANCELLARA - Si è tenuto sabato 10 e domenica 11 settembre l'ottava edizione del Salsiccia Festival a Cancellara. L'evento, dedicato alla Salsiccia a catena di Cancellara, uno dei prodotti tipici più rappresentativi della Basilicata, è stato organizzato dall'amministrazione comunale con la collaborazione di associazioni, volontari e macellerie.
Nel centro storico del paese oltre agli stand gastronomici, dove è stato possibile degustare la tipica salsiccia a catena, erano presenti botteghe artigianali, visite guidate, laboratori di dimostrazione pratica, saperi itineranti, eventi musicali, ospiti di rilievo e mostre fotografiche tra cui “Per Salsa ricevuta, pacchi di cibo in viaggio” sulla pratica di inviare pacchi di cibo ai figli emigrati, lavoratori o studenti, molto diffusa in Italia meridionale, finanziata dal DICEM, Dipartimento delle Culture europee e del mediterraneo dell'Università della Basilicata.
<<Nonostante le condizioni atmosferiche non fossero ottime – ha detto Francesco Genzano, sindaco di Cancellara - è andata molto bene. I turisti e i fruitori dell'evento hanno apprezzato molto la scelta del cambio di percorso quest'anno esaltato sia dalle bellezze dell'architettura storica del borgo antico di Cancellara che dalle installazioni tratte dal libro “Dalle stalle alle stelle” del Prof. Giuseppe Biscione>>.
Ha riscosso grande successo di pubblico e di critica il maestro Gabriele Bongi, il pizzaiolo Gambero Rosso, famoso in tutta Italia, che ha proposto la “Cancellarese”, la focaccia fatta solo con prodotti tipici di Cancellara a base di salsiccia, origano, aglio e olio extra vergine di oliva di produzione locale. I Ritmo Binario, musicisti salentini di musica tradizionale, sabato 10 Settembre, hanno fatto ballare la piazza ininterrottamente con musica popolare e grandi classici contaminati da ritmi reggae. <<Voglio ringraziare tutti i cittadini che hanno creduto e voluto l'evento – ha detto il sindaco Francesco Genzano – gli espositori, le associazioni, la proloco e in maniera particolare tutta l'amministrazione comunale, compresa la minoranza, che hanno fatto un lavoro straordinario per la riuscita del festival>>. Sui social network girano commenti molto positivi sull'iniziativa come Luca che dice <<Tutto bellissimo. Un grazie particolare al servizio info & guide. Grazie Rosalba>>; oppure il fotografo Onofrio che scrive: <<Si vede che ci mettete il cuore in ciò che fate. E si vede in tutto. Dai vicoli al cibo alla festa, all'organizzazione del tour guidato nei dettagli di Cancellara, ad ammirare le chiese e gli affreschi, al servizio navette gratuito, complimenti a tutto lo staff ed al piccolo borgo tutto. Vi fa onore tutto e questo post voglia essere un invito a visitare Cancellara e ad apprezzare la tipica salsiccia anche con questo cielo cupo. Alla prossima!>>.
Dopo il lungo tour estivo, la carovana de Gli Amarimai, il gruppo di musica popolare della Val d’Agri, si appresta ad affrontare un autunno dedicato alla preparazione di due album. Il primo riguarda la prosecuzione del precedente “Il Circo della Musica Popolare”, che sarà in uscita nel mese di maggio del prossimo anno.
Il secondo, invece, ricalca un sentimento intimo e profondo, quale la devozione alla Madonna di Viggiano, che Gli Amarimai, “viggianesi doc”, sentivano in dovere di esprimere artisticamente. Una ricerca etnomusicale che vedrà la sua uscita nel mese di settembre 2017.
Abbiamo intervistato a tal proposito il leader del gruppo de Gli Amarimai, Giovanni Romagnano.
D. Cosa ricorderete di più di questo tour 2016?
R. Sicuramente porteremo vivo il ricordo della gente che ha affollato le piazze durante i nostri concerti: ogni serata è stata un bagno di folla e questo ci riempie di emozione.
D. Quale sarà il tema del prossimo album?
R. “Il Circo della Musica Popolare 2” sarà una sorta di viaggio di ritorno in Basilicata, dopo le lunghe escursioni artistiche fatte nelle tradizioni musicali delle altre regioni del Sud Italia; quindi si torna musicalmente in Basilicata, non perché ce ne fossimo allontanati, ma perché semplicemente questo nuovo cd sarà dedicato esclusivamente a brani lucani.
D. Mentre l’altro cd è dedicato alla Madonna di Viggiano.
R. Sì, ci sentivamo in dovere di dedicare un cd alla Madonna, anche in quanto viggianesi di origine. Questo lavoro sarà realizzato anche con una serie di collaborazioni artistiche con altri musicisti e cantanti emergenti della musica popolare meridionale: conterrà 9 brani, di cui 4 tradizionali, 4 riarrangiati con contaminazioni afro-cubane, e uno composto appositamente da noi.
D. Qual è il vostro sogno nel cassetto?
R. L’affetto e il seguito che stiamo ottenendo dal pubblico lucano e non, ci stimola molto a continuare a lavorare con dedizione alla ricerca musicale, ai nuovi arrangiamenti e anche ai nuovi componimenti. Il sogno, e quindi anche l’obiettivo, è di affiancarci un giorno (perché no?) ai nomi storici della musica popolare lucana.
Seguili sul sito ufficiale: www.gliamarimai.it oppure sulla pagina Facebook Gli Amarimai
Proseguono con successo le escursioni del calendario escursionistico organizzato dall'Associazione Guide del Parco Naz. dell'Appennino Lucano. Con la settima uscita si è arrivati a quasi 150 visitatori che hanno potuto vivere a pieno il Parco, accompagnati da professionisti che amano e conoscono profondamente il territorio in tutte le sue sfaccettature.
Il calendario prevede, infatti, diverse tipologie di escursioni, sia di carattere naturalistico che culturale o archeologico, articolate in tutto il territorio dell'area protetta, da nord a sud, dal potentino al Lagonegrese, passando ovviamente dalla Val d'Agri.
L'ultima tappa di luglio, quella di domenica 31, è stata nella zona del bosco di Rifreddo, per la precisione nella spettacolare valle chiamata La Bufata, a venti minuti dal capoluogo, tra Pignola ed Abriola.
Gli escursionisti hanno percorso antichi sentieri tracciati dalla Podolica (Bos primigenius primigenius), armonica presenza tra passato e presente, bovino che rappresenta la cultura contadina con i suoi ritmi lenti e costanti, semplici e genuini. Specie che per secoli ha garantito ricchezza sia dal punto di vista economico che culturale, la Podolica continua ad animare luoghi duri ed ostili come l'alta montagna appenninica o le murge, col rassicurante suono dei tipici campanacci.
Gli escursionisti ne hanno osservate e conosciute poco prima del “belvedere” della Bufata dal quale si scorge tutta la zona nord del Parco, da Monteforte a Laurenzana passando per il Calvelluzzo, il Volturino e il Monte di Viggiano. Hanno seguito a ritroso il percorso appena concluso dalle podoliche arrivate al Belvedere, camminando nel bosco (evitando di calpestare le loro tracce più “fresche”) di faggi e farnetti secolari, in direzione delle pendici del monte Il Ciglio, facendo una sosta in uno dei loro abbeveratoi preferiti, e mangiando un magnifico caciocavallo Podolico offerto dall'Associazione Guide.
L'11 Agosto 2016 verrà istituita ufficialmente la prima AREN lucano, ovvero l'Area di Rilevanza Erpetologica Nazionale di Monte Raparello. L'appuntamento è a San Martino D'Agri, l'11 Agosto alle ore 10:30, nella sala consiliare del Comune.
Abbiamo intervistato il naturalista Antonio Conte del Centro Studi Naturalisti Nyctalus che ci ha spiegato cosa è un'AREN e perchè è importante.
Come è nata l'idea?
Dopo 4 anni di ricerche, monitoraggi e lavoro di campo, siamo finalmente riusciti ad ottenere un riconoscimento per noi molto importante. L’istituzione di un AREN - Area di Rilevanza Erpetologica Nazionale, la prima in Basilicata, è motivo di grande orgoglio per noi. Non solo perchè il riconoscimento ad opera della SOCIETAS HERPETOLOGICA ITALICA mette ancora una volta l’accento sull’importanza di questo territorio come un vero e proprio scrigno per la diversità biologica locale e nazionale ma anche perché è un premio per l’attività di tanti volontari che con il loro impegno sono riusciti ad ottenere dei risultati importanti che premiano la perseveranza di tutti. In quest’area, come nel resto del mediterraneo molte specie sono a rischio estinzione a causa delle attività e della presenza umana, della frammentazione e distruzione dell’habitat, dei cambiamenti climatici e della presenza di specie aliene. La soluzione alla perdita di biodiversità e alla conseguente perdita di funzionalità degli ecosistemi, che assicurano la vita sul nostro pianeta, è quella di sviluppare dei piani di conservazione della biodiversità efficaci e duraturi, che possano interpretare anche gli sviluppi e le variazioni socio-ambientali future. Con l’istituzione dell’AREN - Area di Rilevanza Erpetologica Nazionale si vuole contribuire alla ricerca e alla salvaguardia nel campo dell’erpetologia, attraverso un monitoraggio e una raccolta dati di campo a lungo termine. Il nostro obiettivo è quello di fornire una base scientifica concreta per creare nel futuro prossimo una serie di opportunità di conservazione e sviluppo locale; eco-turismo, ospitalità per ricercatori, convenzioni con università ed enti di ricerca.
Che cosa è un'AREN?
AREN - Area di Rilevanza Erpetologica Nazionale è un’area geografica appositamente delimitata (tramite GIS) e certificata dall’SHI la SOCIETAS HERPETOLOGICA ITALICA, all’interno della quale vivono specie animali di particolare valore conservazionistico appartenenti ai gruppi dei rettili e degli anfibi. Le stesse possono essere istituite anche sulla base del numero di specie presenti, quando questo è particolarmente significativo. Nel nostro caso l’area del Monte Raparello risponde ad entrambe le prerogative, da una parte vi è un contingente di specie estremamente importante per l’Italia, costituito:
Dall’altra vi è il numero di specie rilevate nell’area. Questo è pari a 9 specie di Anfibi e 13 di rettili, che rappresenta rispettivamente il 75% delle specie di Anfibi e il 65% dei rettili presenti in Regione.
I rettili e gli anfibi dell’AREN di Monte Raparello rappresentano circa il 20% delle specie italiane dei due gruppi. Ossia in un territorio di soli 2700 ha abbiamo 1/5 delle specie nazionali. Se invece consideriamo le percentuali dell’area in riferimento all’area del Parco Appennino Lucano in questa piccola area si concentrano il 100% delle specie di rettili e l’85% delle specie di Anfibi.
2. Quali sono gli effetti dell'istituzione di un'AREN? Perchè era importante istituirla?
Il riconoscimento che abbiamo ottenuto ci permetterà di aggiungere un ulteriore ragione alle nostre battaglie per la salvaguardia e la tutela di questo territorio. Quando anche un’associazione scientifica di carattere nazionale costituita da ricercatori e professori universitari ti riconosce dei valori importanti allora anche la politica e gli amministratori locali devono per forza di cose darti spazio. Questo evento darà nuova linfa alle nostre campagne di monitoraggio e ricerca affinchè l’AREN sia sempre monitorata e sorvegliata.
Ovviamente poi l’istituzione ci permette di dare un nome ed un cognome a quest’area importante, dandoci la possibilità di installare pannelli informativi, ecc. Sarà anche l’occasione per sviluppare percorsi didattici, momenti di riflessione e di informazione sull’importanza di questi animali e dei loro habitat, spesso dimenticati o sconosciuti ai più, ma che costituiscono un ingranaggio fondamentale nel complesso motore dell’ecosistema.
3. Ci sono altre zone in Basilicata dove andrebbe fatto?
La nostra regione di certo nasconde altre aree simili, c’è bisogno di competenza, passione e tanto lavoro di campo per scoprirle e valorizzarle come abbiamo fatto noi. Questa è una regione tanto importante per il suo valore naturalistico quanto minacciata. C’è bisogno che i volontari si attivino per proteggere e valorizzare il territoiro, perchè la politica ad oggi non ha i mezzi, le competenze e la volontà’ di portare avanti progetti pluriennali con uno scarso ritorno economico nell’immediato, ma che hanno un importantissimo valore ambientale, scientifico e culturale.
4. Chi sarà presente all'incontro?
All’incontro parteciperanno tutti i volontari e i responsabili scientifici che si sono impegnati negli anni passati e i vari rappresentanti degli enti locali, con i quali intavoleremo un ragionamento su quanto si può fare sul territorio per promuovere e valorizare le sue reali potenzialità. Ci saranno il Sindaco di San Martino d’Agri Ing. A. Ranucci, Presidente del PNAL Ing. D. Totaro, il presidente commissione Ambiente e Consigliere Regionale Ing. V. Robortella, il Dott. Remo Bartolomei (naturalista e socio della SOCIETAS HERPETOLOGICA ITALICA), il Dott. Antonio L. Conte (Naturalista) e la Dott.sa M. Iacovino Presidente del Centro Studi Naturalistici Nyctalus Onlus.
5. Può esserci una fruizione eco-turistica dell'area?
Ovviamente un territorio che ha un valore qualsiasi esso sia, ha di certo molte cose da mettere in mostra, ha di per se un suo valore economico e di certo l’AREN per sua natura rappresenta un forte attrattore Eco-turistico. Al suo interno si possono organizzare campi scuole, eventi green, campi di volontariato e soprattutto percorsi e sentieri didattico-informativi. Insomma si può far divenire con le giuste e indispensabili considerazione del caso l’area un laboratorio a cielo aperto dove si può educare ed informare anche la gente comune che vuole trovare tranquillità e aria fresca in una bella passeggiata di primavera, al rispetto e alla salvaguardia dell’ecosistema.
A tal proposito stiamo valutando la possibilità di effettuare nell’immediato una serie di interventi finanziati tramite uno stretto giro di Crowfounding tra associazioni e volontari per poter manutenere e ripristinare alcune aree di interesse per la riproduzione dell’ululone appenninico.
Insomma il nostro impegno non termina con l’istituzione dell’AREN anzi questa ha dato nuova linfa al nostro progetto e alla nostra volontà di preservare un’area di importanza nazionale.
Il Percorso di Vaglio compie 10 anni: non fartelo raccontare!Graziano Matteo è l’allenatore di una squadra fortissima che da dieci anni, insieme alla Pro Loco e al Comune di Vaglio (PZ), trasforma il paese in un ristorante a cielo aperto. Tra gli eventi più attesi dell’estate lucana il Percorso eno-gastronomico e storico-culturale di Vaglio coinvolge turisti e visitatori per la sua capacità di rinnovarsi negli stand del gusto, nelle performance artistiche e per la partecipazione dell’intera comunità.
Doppia cifra per il percorso eno-gastronomico e storico-culturale di Vaglio. Come è cambiato l'evento in 10 anni?
29 settembre 2007, 5, 6 e 7 agosto 2016. Facciamo ancora fatica a metabolizzare. Ricordo il primo giorno di 10 anni fa, quando affacciati al muraglione, con visuale sull’ingresso del percorso, aspettavamo, speranzosi, i visitatori. Ed eccoci ancora qua, e già! Catapultati tra gli eventi più attesi del panorama regionale e non solo. Cosa cambia nell’evento? Errori nuovi, mai gli stessi. La sorpresa più grande? Organizzarlo ogni anno. Le problematiche sono tante, a volte le motivazioni vacillano, ma le soddisfazioni sono benzina propulsiva per i motori della Pro Loco.
Siete stati tra i primi a promuovere il territorio proponendo sperimentazioni e contaminazioni. Perché questa scelta?
Il percorso è la vetrina di Vaglio, ci mettiamo l’abito del giorno di festa, ma la forza sta nel panorama che ci circonda lungo tutto l’anno. Chiese millenarie, portali imponenti che tolgono il fiato, vicoli e stradine che testimoniano antiche usanze. Radici ben fissate con uno sguardo al futuro, a tutto quello che ci circonda, fonte di crescita per l’evento e, soprattutto, per la comunità.
Le novità dell'edizione 2016 #iopartecipo?
Il percorso è di tutti, ognuno ha i propri aneddoti, i propri ricordi. Purtroppo persone che erano con noi 10 anni fa, adesso ci guardano dall’alto e continuano a fare il tifo per noi, noi quest’anno vogliamo dedicarglielo, mettendo al centro le storie di ogni partecipante. Un canale per caricare foto, io fotografo, un canale per caricare video, io riprendo, tutti inseriremo il nostro tassello.
Quante persone collaborano e rendono accogliente ogni angolo di Vaglio?
Siamo tutti collaboratori, parte del percorso, dall’anziano che tollera i “rumori”, dalla mamma costretta a manovre non proprio comode, da chi in prima linea si impregna di polvere e sudore per rendere tutto, tremendamente indimenticabile. Fidatevi che ci si diverte più ad organizzarlo che non a viverlo, ecco perché daremo la possibilità e l’onore a tutti.
Il momento più bello finora?
Deve ancora arrivare. Quando qualcosa di concreto e duraturo nascerà e si avvarrà dello spirito del percorso, quando i giovani ne usufruiranno con orgoglio e gli anziani lo racconteranno ai nipoti, il nostro obiettivo sarà raggiunto, e il momento di gioia supererà di gran lunga le non poche soddisfazioni già conquistate.
Un motivo per raggiungere Vaglio il 5, 6 e 7 agosto prossimi.
Ristorante a cielo aperto, una tavolata lunga circa 1,2 km, aperitivo di eccellenza, chef stellato, piatti di una tradizione che non si vuole abbandonare, festival di suoni e di colori, un’attrazione grande un paese, Vaglio. Non fatevelo raccontare, vi aspettiamo il 5, 6 e 7 agosto.
Albina Sodo
SATRIANO - <<L'arte pubblica per avere un senso deve essere veicolo di un messaggio sociale e sopratutto aggiungere un valore estetico ad un luogo>>. A sostenerlo è l’artista Silvio Giordano, di recente nominato ambasciatore Lucano dalla Regione Basilicata ed Apt durante la Kermesse culturale “La Milanesiana” ideata e organizzata da Elisabetta Sgarbi presso la Fondazione del Corriere della Sera a Milano. E’ lui ad aver realizzato una scultura sul Rumita del Carnevale di Satriano che verrà scoperta durante la Foresta che cammina del 7 Febbraio 2016.
<<Un'opera per esser forte - ha dichiarato Giordano - deve avere delle informazioni legate al territorio e non del tutto avulse dal suo contesto. La maschera di carnevale di Satriano, unica ed originale, ha in sé molti valori diversi. Il silenzio in contrapposizione al kaos, l'umiltà come monito per le generazioni future, il rito dell'aggregazione tra le persone, un messaggio ecologico e di tutela dell'ambiente e del pianeta terra oltre che ad avere un grande fascino visivo>>.
L'artista ha trovato ispirazione dal mondo dell'arte classica, nei Bronzi di Riace e nel gigante del Giambologna a Villa Demidoff, fino a raggiungere l'universo pop dei fumetti della Vertigo comics, come il personaggio sempre verde di Swamp Thing o come gli Ent del Signore degli Anelli di Tolkien, arrivando ad un parallelo lontano con il Burkina Faso dove si svolge il festival delle Maschere di Dedougou.
<<Ho realizzato la scultura del Rumita - ha detto ancora Giordano - creando una figura umana in simbiosi con un albero. Quindi non più maschera di carnevale ma creatura vivente della natura. Un uomo albero che al posto dei capillari sanguigni ha radici e linfa verde delle piante. La scultura è in posa come una sentinella ma priva di armi. La sentinella rappresenta una figura che è a guardia di un luogo. In questo caso protegge e porta fortuna al paese di Satriano ma è anche guardiano della natura e del pianeta terra. Un gigante buono e silenzioso che rappresenta non una sola persona, ma tutte le persone che durante il carnevale si vestono da Rumita. Quindi il monumento rappresenta tutta la società che incarna grandi valori etici ed estetici. La scultura ha dei colori che ricordano i boschi della Lucania, il colore verde dell'edera e il giallo dei licheni che troviamo sui rami e i tronchi d'albero>>.
La scultura è altra 3 metri ed è pesante più di 7 quintali per garantire una durata eterna nella piazza di Satriano di Lucania ed è stata interamente realizzata a mano dove i materiali principali sono ferro, cemento armato, tondini di rame, e resine particolarissime.
Un'opera d'arte pubblica voluta dal Comune di Satriano ed inaugurata durante la festa di carnevale organizzata dall'instancabile azione divulgativa del Rumita dell'associazione Al Parco in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano.