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Albino Pierro e la poesia tursitana

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Per la sua opera dialettale, Pierro più volte fu candidato al Premio Nobel per la letteratura

 

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La poesia dialettale è stata ed è tuttora un genere letterario molto diffuso nel Nostro Paese che accanto alla lingua letteraria nazionale vede il sussistersi nella vita sociale e quotidiana di un’infinità di dialetti considerati vere e proprie lingue alternative. 

 La massima espressione della “poesia in dialetto” lucana è rappresentata da Albino Pierro, poeta che con il suo dialetto tursitano ha dato vita ad un’opera ricca di romanticismo e sentimenti.

Nasce a Tursi il 19 novembre del 1916 e la sua infanzia è subito segnata dalla prematura scomparsa della giovanissima madre con lui ancora in fasce.

Ma iè le vògghie bbèene 'a Ravatène
cc'amore ca c'é morta mamma mèje:
le purtàrenne ianca supr' 'a segge
cchi nni vd'i fasce com'a na Maronne
cc'ubambinèlle mbrazze.*

(Ma io voglio bene alla Rabatana / perché c’è morta la mamma mia:/ la portarono bianca sopra una sedia / con me nelle fasce come un Madonna / col Bambinello in braccio.)

[In 'A terra du ricorde (La terra del ricordo) di Albino Pierro, Il Nuovo Belli, Roma 1960]

Nel 1939 si trasferisce a Roma, consegue la laurea in filosofia e nel 1944 comincia ad insegnare storia e filosofia nei licei.

La sua produzione letteraria in dialetto tursitano inizia con la pubblicazione nel 1960 della 'A terra d'u ricorde (La terra del ricordo).

Da allora in poi il poeta riceverà numerosi riconoscimenti; nel 1976 vince il premio Carducci per la poesia; nel 1985 legge le sue poesie all’Univeristà  di Stoccolma; nel 1986 e nel 1988 è tra i candidati per il Premio Nobel della Letteratura; nel 1992 riceve la laurea honoris causa dall’Università della Basilicata.

Nel poeta lucano è molto vivo il ricordo per il paese natio, per la sua infanzia, per la terra del Sud. Le sue poesie sono circondate da un alone di solitudine e nostalgia e il bisogno di raccontare le origini emerge dalla lontananza dalla sua terra per concretizzarsi nelle sue numerose raccolte in dialetto. Un dialetto arcaico che più di qualsiasi altra lingua può esprimere l’attaccamento di Pierro ad una terra che è solo fisicamente lontana ma che è sempre presente nel suo cuore.

Sue raccolte poetiche principali sono: Liriche (1946), Nuove liriche (1949), Mia madre passava (1956), Il transito del vento (1957), Poesie (1958), Il mio villaggio (1959), Agavi e sassi (1960), 'A terra d'u ricorde (1960), Metaponte (1963), I'nnammurète (1963), 'Nd' u piccicarelle di Turse (1967), Eccò a morte? (1969), Famme dorme (1971), Nu belle fatte (1975), Com'aggi' a fé (1977), Ci ué a turné (1982), Si po' nu iurne (1983), Poesie tursitane (1985), Tante ca pàrete notte (1986), Nun c'è pizze di munne (1992).

Albino Pierro muore a Roma il 23 marzo 1995, lasciando al Comune di Tursi la sua casa e la sua biblioteca contenente migliaia di libri.

Il Consiglio Comunale di Tursi, in data 29 dicembre 1995 approva una delibera che definisce "TURSI CITTÀ DI PIERRO".

di Mariapina Fortuna

 


 

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